Washington e la rivoluzione in Venezuela
Di Anibal Romero, traduzione Barbara Bessone
Anche se in anteriori occasioni ho criticato la miopia e lo sdegno di Washington verso il dramma che vive il Venezuela, devo ammettere che non e’ facile per persone razionali, qui’ e all’estero, percepire adeguatamente la grandezza, dinamismo e ambizione di delirio rivoluzionario “bolivariano”. Ci sono voluti vari anni, ed un’incessante successione di realta’ inequivocabili, perche’ Washington cominciasse a misurare con maggior precisione cosa stanno cercando Chavez ed il suo progetto di insurrezione continentale, spinti dalla Cuba castrista.
Arrivati a questo punto e’ necessario non retrocedere nel livello di comprensione ormai raggiunto. Cadere nuovamente nell’inganno “democratico” di Chavez, piu’ che un errore sarebbe una sciocchezza. La verita’ e’ molto semplice:
I democratici venezuelani e Washington, ci troviamo davanti ad un implacabile nemico totalitario, che, o e’ sconfitto su ogni fronte o ci sconfiggera’ del tutto.
Se si capisce questo, conviene sottolineare il seguente: nella sua riunione strategica celebrata nell’isola dell’Orchila lo scorso mese di dicembre, Castro e Chavez hanno deciso che sarebbe stato il 2004 l’anno della consolidazione della rivoluzione. Il piano per consolidare questo proposito include tre elementi fondamentali:
1) Impedire ad ogni costo il referendum revocatorio presidenziale.
2) Assumere il controllo diretto da parte del Governo, del Banca Centrale del Venezuela.
3) Provocare un forte scontro con gli Stati Uniti, con lo scopo di generare le condizioni che permettano di decretare lo stato d’emergenza e quindi stabilire il controllo generale dei mezzi di comunicazione, cosi’ come la rete di somministro di alimenti attraverso la struttura (pubblica n.d.r.) di Mercal. Quest’ultimo permettera’ di implementare il razionamento nel paese, e quindi un controllo ferreo sulla popolazione mediante la manipolazione delle sue necessita’ fondamentali.
Inverosimile? Sarebbe apparso cosi’ a molti se qualcuno avesse descritto , solo due anni fa’, quello che e’ poi accaduto a PDVSA, alle FAN (Forze Armate Nazionali), a tutti i poteri pubblici ed alle relazioni internazionali del Venezuela, oggi subordinata ai dictat del despota cubano. Insisto: l’ostacolo chiave nella lotta contro Chavez fino ad ora sono state le difficolta’ che persone razionali e sane di mente hanno quando si trovano davanti alla sproporzione, pericolosita’ e insensatezza del “progetto”. E’ per questo che Chavez non smette di sorprenderci.
Il completo dominio da parte di Chavez della Banca Centrale significhera’ l’uso di uno strumento cruciale per mettere in ginocchio la popolazione, distruggendo la moneta e assicurandosi che ogni venezuelano si dovra’ sottomettere ai meccanismi di distribuzione finanziaria in mano allo Stato. In quanto allo scontro con gli Stati Uniti, il delirio rivoluzionario lo considera inevitabilmente necessario, e non teme il colosso del nord , con il quale si vogliono saldare vecchi conti a nome di Fidel Castro. Il despota cubano si vendichera’ con questi di Betancourt, dei venezuelani che umiliarono la sua guerriglia negli anni sessanta , e "l’imperialismo yanqui”.
Di fronte a tale panorama, cosa fare? Innanzitutto, nell’ambito interno, bisogna iniziare i preparativi per il disconoscimento definitivo del governo chavista da parte della maggioranza democratica del paese, ed il passaggio organizzato alla tappa della resistenza civile attiva nelle sue diverse modalita’ tattiche, gia’ comprovate in paesi come la Polonia, Repubblica Ceca, la Yugoslavia di Milosevic, l’India e le Filippine, tra altri.
In secondo luogo, da parte degli Stati Uniti, procedere ad attivare la Carta Democratica Interamericana in onuna delle sue possibilita’ di pressione e sanzioni. Nel caso in cui alcuni paesi, sia che siano stati comprati con petrodollari chavistas, sia perche’ soggetti a governi di sinistra e genuflessi a Chavez, si negassero ad attuare con celerita’ e contundentemente, Washington dovra’ andare avanti con la “coalizione dei decisi”, come e’ accaduto nel caso iracheno.
Chavez e’ arrivato lontano nel suo delirio, pero’ il suo problema e’ che nella sua essenza stessa esiste ina gigantesca dismisura, un sogno fantasioso il cui risveglio sara’ terribile.
Come e’ risaputo, gli antichi greci, nei loro poemi epici e grandi opere tragiche ci insegnano che la dismisura, il peccato di orgoglio e la perdita del senso delle proporzioni sono severamente castigate dagli dei.
Chavez ha esagerato, e’ entrato in un terreno di confronto che ignora in gran parte e le cui implicazioni gli sfuggono. La domanda non e’ solo come finira’ tutto questo per lui ed il suo progetto, perche’ questo lo spiegano i poeti greci. La domanda e’: che costo addizionali, in rovina e vite umane, reclamera’ Chavez prima del doloroso risveglio dal suo delirio?
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